LA SECONDA GUERRA MONDIALE: LA CONTROFFENSIVA SOVIETICO-ALLEATA
- Collettivo del FID
- 22 feb 2017
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Questo di cui parliamo, è un episodio molto esteso e racconta della riscossa fin dal 1941 dell’ Armata Rossa e poi, dal 1944 degli Alleati(USA, Francia, Inghilterra, Polonia, Belgio, Olanda). Siamo esattamente al 5 Dicembre del 1941, data dell’inizio del Contrattacco Sovietico. Il luogo è Mosca e già da cinque mesi si stava combattendo la Battaglia di Mosca, dove la Wehrmacht era avanzata fino a pochi kilometri dalla Piazza Rossa. L’Armata Rossa al comando del Generale Zhukov era riuscita a tenere le linee, e nonostante i ripetuti attacchi tedeschi, riusci nell’intento di non farsi accerchiare. Le forze tedesche stavano risentendo gravemente della lunghezza delle linee di rifornimento, della poca accuratezza delle mappe stradali, ma soprattutto dell’alleato storico dei Russi, ovvero il tremendo Inverno(i Russi lo chiamano Generale Inverno). La controffensiva Sovietica iniziò quaranta kilometri a Est di Mosca e fu molto rapida, si sviluppò su tre direttrici con il chiaro compito di accerchiare gli invasori e chiuderli in una sacca. I tedeschi furono colti di sorpresa, mai avrebbero potuto immaginare che l’Armata Rossa potesse avere ancora così tante Divisioni, merito della mobilitazione dei reparti degli Urali, delle regioni siberiane e quelle mongole. In effetti una sacca si formò facendo restare intrappolata un’intera armata tedesca e fu necessario distaccare in gran fretta parte alcuni dei reparti dell’Esercito tedesco che tenevano l’assedio a Leningrado. Nel frattempo, Hitler ordinò che l’Armata tedesca accerchiata dovesse essere rifornita dalla Luftwaffe(aviazione), operazione che riuscì in modo alquanto fortunosamente. A causa dei rinforzi della Wehrmacht, l’iniziativa Sovietica si bloccò dopo dieci giorni, ma la vittoria della Battaglia di Mosca, segnò un primo punto di non ritorno e impartì a Hitler una lezione totalmente fuorviante…infatti pensava che fosse scontato poter rifornire le unità accerchiate via aerea…una lezione che pagò carissimo più avanti. Il fronte Sovietico riuscì a ricacciare indietro i tedeschi di molti kilometri, ma soprattutto tolse definitivamente l’iniziativa offensiva tedesca nel settore centrale. Veniamo a questo punto a ciò che successe nella famosissima ed epica Battaglia di Stalingrado. Da Luglio del ’42, fino a Novembre, la Wehrmacht mise a “ferro e fuoco” la città di Stalingrado, riuscendo a conquistare praticamente l’80% della città. Così scrisse un Soldato Sovietico di stanza in quell’inferno: “Stalingrado non è più una città, ma di giorno è un enorme nuvola luccicante e di notte i cani si tuffano nel Volga, perché la notte di Stalingrado li terrorizza”. L’Armata Rossa riuscì a resistere grazie agli enormi cumoli di macerie che si trasformarono in pericolose trappole per i Soldati tedeschi. L’Armata Rossa resistette nei quartieri intorno alla Fabbrica di Trattori “Ottobre Rosso” e riuscì a conservare l’approdo fluviale immediatamente dietro di lei, fondamentale per i rifornimenti. Ma la “Stavka”(l’Alto Comando Sovietico) stava già da settimane preparando un’enorme controffensiva. Tale controffensiva venne chiamata in codice “Operazione Urano” ed era tanto semplice dal punto di vista concettuale, quanto complicata per l’attuazione e l’organizzazione, visto che prevedeva una colossale manovra a tenaglia intorno alla città di Stalingrado. L’operazione iniziò il 19 Novembre 1942 e colse anche in questo caso, i tedeschi di sorpresa. Infatti il Generale Von Paulus, a capo della Sesta Armata Panzer sentiva ormai il profumo della vittoria, vista la drammatica situazione russa a Stalingrado, e mai avrebbe potuto pensare a ciò che stava succedendo tutto intorno a lui. Anche in questo caso, l’avanzata Sovietica fu fulminea e presero parte all’operazione ben tre Fronti: il Sud-Ovest del Generale Vatutin, il Fronte del Don del Generale Rokossovskij, ed il Fronte di Stalingrado del Generale Eremenko. Sfondarono le deboli linee a Nord e a Sud di Stalingrado, dove erano state dislocate le truppe Rumene ed Italiane e iniziarono la mortale manovra a tenaglia. Quando il Generale Von Paulus fu avvertito e contattò Hitler, si verificò probabilmente il più grande errore strategico del tiranno germanico. Infatti memore dell’episodio di Mosca, pensò di poter rifornire via aerea la Sesta Armata e, nonostante i pareri contrari dei suoi Generali, ordinò di non lasciare le posizioni intorno a Stalingrado. I rifornimenti, a causa di tante e varie situazioni non riuscì in modo soddisfacente e così si dovette fermare, ma ormai era troppo tardi per una ritirata… così dopo soli quattro giorni, il 23 Novembre 1942, il cerchio si chiuse… la Sesta Armata di Von Paulus era in trappola, prigioniera in una grande sacca intorno alla città di Stalingrado. L’offensiva Sovietica continuò ancora per alcuni kilometri fino ad arrivare al vicino Fiume Don, facendo arretrare le retroguardie dell’Asse, tra cui anche gli italiani ed i rumeni in una drammatica rotta. Questo allontanò il resto dell’Esercito tedesco dalla sesta Armata di Von Paulus, che a quel punto era in una situazione terrificante. L’inverno era particolarmente rigido, ed i rifornimenti presto finirono… 280000 Soldati tedeschi erano destinati ad arrendersi o a morire atrocemente. Ci fu un disperato tentativo tedesco di aprire un varco nella fortissima e rinforzata cintura dell’Armata Rossa, affidata al celebre Generale Von Manstein, ma fallì miseramente, il destino di Von Paulus e dei suoi uomini era segnato. Il 10 Gennaio infatti, le truppe Sovietiche iniziarono a stringere il cerchio sempre di più, arrivando a costringere i tedeschi, che continuarono a combattere, in una sacca sempre più piccola e angusta, fino ad arrivare con le spalle al Volga, nella stessa situazione in cui si trovavano i Sovietici solo pochi mesi prima. Il 31 Gennaio, con una Sesta Armata decimata e impossibilitata a proseguire oltre i combattimenti a causa della fine delle munizioni… Von Paulus si arrese e con lui 90000 Soldati tedeschi ancora vivi(ricordiamo che l’Armata era formata da 280000 uomini). Questo segnò il destino dell’intera Seconda Guerra Mondiale. Degno di nota l’episodio della disfatta italiana sul Don, a seguito dell’operazione dell’Armata Rossa denominata “Piccolo Saturno” che sfondò ripetutamente le linee difensive italiane, fino ad arrivare ad una tragica quanto rocambolesca ritirata di quello che rimase del contingente italiano. Da quel momento in poi, per l’Esercito tedesco ci fu solo una guerra difensiva sul fronte orientale. L’Armata Rossa, prese sempre più coscienza della situazione e della propria forza e si aprì la strada verso Berlino. Altre battaglie si susseguirono, ma una in particolare del 1943, segnò ancora di più la disfatta tedesca, ovvero la battaglia di Kursk(la più grande battaglia della storia con i carri armati). Questa battaglia fu un tentativo disperato della Wehrmacht di contrattaccare le forze Sovietiche, ma ebbe anche questa conseguenze nefaste per le truppe di Hitler. Successivamente l’Armata Rossa acquistò più velocità, a seguito delle conseguenze che questa battaglia portò, e in poco tempo vennero liberate l’Ucraina e la Polonia e conquistate la Bulgaria, l’Ungheria, la Romania e ricostituita la Cecoslovacchia unita. Sul fronte orientale si puntava ormai solo ad entrare in Germania. In Estremo Oriente intanto, l’Esercito giapponese vinceva battaglie su battaglie contro l’Esercito Coloniale Britannico, conquistando tutte le isole e le penisole nel Pacifico ed avvicinandosi sempre di più all’importantissima base americana di Pearl Harbor. Il 7 Dicembre del 1941, infatti una forza imponente dell’Aviazione di marina nipponica attaccava, senza nessuna dichiarazione di guerra, le navi ancorate, indifese e impreparate americane. Vennero distrutte diverse unità navali statunitensi e ci furono diversi caduti. Quel giorno venne chiamato dagli americani “Il giorno dell’infamia” e provocò l’entrata in guerra degli Stati Uniti al fianco degli alleati. Con l’entrata in guerra americana, gli alleati iniziarono a pianificare lo sbarco sul continente occupato dai Nazisti. Questo avvenne il 6 Giugno del 1944, denominato “Il D-Day” oppure “Il giorno più lungo”. Intanto, nei territori occupati si moltiplicavano le file e le operazioni partigiane, rendendo ancora più difficoltose le manovre dell’Esercito tedesco, ma anche attirando su di loro atroci rappresaglie di cui racconteremo in altri capitoli. Siamo entrati nel periodo dell’inizio della fine per la Germania di Hitler.

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