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LA SECONDA GUERRA MONDIALE: OPERAZIONE BARBAROSSA

  • Collettivo del FID
  • 18 feb 2017
  • Tempo di lettura: 5 min

L’Operazione Barbarossa è il nome in codice che l’Alto Comando tedesco diede all’ invasione dell’Unione Sovietica. Per tutto il finale del 1940, sia la Germania che la l’URSS si scambiarono reciproche accuse, facendo montare gradualmente, ma inesorabilmente la tensione tra i due paesi. I tedeschi accusavano l’URSS di condurre una politica diplomatica aggressiva nei loro confronti, mentre l’URSS accusava la Germania di effettuare ripetuti voli di ricognizione all’interno dello spazio aereo Sovietico. Nel frattempo, sia i Servizi Segreti inglesi che Sovietici avvertivano Stalin di un’imminente invasione Nazista, ma il capo dell’Unione Sovietica sembrava non curarsene. Interessante a riguardo è l’episodio della spia Sovietica Richard Sorge (successivamente decorato come Eroe dell’Unione Sovietica), un giornalista che lavorava per un giornale tedesco e faceva il corrispondente da Tokyo, che inviò diversi dispacci al Cremlino riportanti date d’attacco, forze ed intenzioni tedesche. Definito quasi all’unanimità, come migliore spia di tutti i tempi, venne comunque arrestato in Giappone e giustiziato nel 1944. L’attacco da parte tedesco era già stato pianificato da tempo e avrebbe dovuto aver luogo almeno due mesi prima di quando in effetti fu attuato. Questo a causa delle operazioni militari in Jugoslavia, che di fatto rinviarono l’Operazione Barbarossa. La dichiarazione di guerra tedesca venne consegnata all’URSS nella notte tra il 21 ed il 22 Giugno del 1941, iniziava così l’invasione della Germania Nazista alla Patria del Socialismo Sovietico. Dalla parte tedesca, oltre all’alleato italiano, c’erano anche Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia e Finlandia e tutti i paesi parteciparono all’invasione. Il Piano d’attacco tedesco prevedeva tre grandi direttrici: Nord, Centro e Sud e così vennero chiamati i Gruppi d’Armata che effettuarono l’attacco. Il Gruppo d’Armate Nord, doveva occupare gli Stati Baltici(Lettonia, Estonia e Lituania) per poi portarsi rapidamente verso Murmansk(importante base navale Sovietica) per poi cingere d’assedio la città di Leningrado, nelle operazioni di questo gruppo partecipò anche l’Esercito Finlandese che pochi mesi prima non venne totalmente distrutto nella guerra finno-sovietica. Il Gruppo d’Armate Centro doveva dirigersi in Bielorussia, conquistare la città di Minsk, per poi portarsi velocemente nella zona di Smolensk e conquistare Mosca. Il Gruppo d’Armate Sud, invece avrebbe dovuto occupare l’Ucraina, importante per il suo grano, per poi dirigersi verso i pozzi petroliferi del Caucaso, ed il fiume Don, dove si ergeva l’importante città industriale di Stalingrado. Nelle operazioni, questo gruppo doveva essere affiancato dagli eserciti dei paesi alleati alla Germania. Il Piano di difesa Sovietico invece era innovativo per l’epoca e venne messo a punto dai Generali Zhukov e Tymoshenko. Questo consisteva nella “Difesa Mobile”, ossia tante linee di difesa distanti l’una dall’altra un centinaio di kilometri, che potevano assicurare una migliore attuazione della ritirata strategica e una più pronta capacità di controffensiva. Iniziate a gran velocità le operazioni, come di consueto nella Blitzkrieg, l’Esercito tedesco penetrò molto facilmente nel territorio Sovietico in ogni direzione delle sue direttrici d’attacco. A Nord, appoggiati dai finlandesi arrivarono ben presto alla città di Leningrado accerchiandola e dando luogo all’assedio più lungo e più mostruoso per efferatezza che la storia abbia mai visto: 900 giorni di assedio che costò ai cittadini di Leningrado un sacrificio inaudito. A Leningrado si cominciò a morire di fame ben presto e dopo un certo periodo si potevano vedere cadaveri ai bordi delle strade. A tutto questo bisogna aggiungere il freddo intenso dell’inverno russo, che provocarono altre morti atroci. Sul fronte centrale, la Wehrmacht penetrò talmente velocemente da fare prigionieri centinaia di migliaia di Soldati dell’Armata Rossa rimasti intrappolati nelle sacche di resistenza ed inviati subito dalle unità delle SS nei Lager Nazisti, giustiziati sul posto o fatti letteralmente morire di fame (dei Lager e dei crimini nazisti ne parleremo in altri capitoli). Questo Gruppo d’Armate arrivò facilmente a Smolensk, per poi attestarsi alle porte di Mosca. Iniziò a questo punto la Battaglia di Mosca e la difesa della Capitale Sovietica fu affidata ai Generali Tymoshenko ed Eremenko. Le prime fasi furono decisamente a favore dei tedeschi, che arrivarono addirittura, dopo cruenti combattimenti al capolinea del tram che portava alla Piazza Rossa. Il Comando Sovietico, a questo punto affidò le operazioni al Generale Zhukov, che sfruttò la naturale pausa della Wehrmacht per riorganizzare forze e piani difensivi… ma questa volta era previsto un contrattacco. Sul fronte Sud, le Divisioni tedesche, ungheresi, rumene, bulgare ed italiane conquistarono facilmente l’Ucraina, occupando Kiev, dopo che fu difesa strenuamente dai Soldati dell’Armata Rossa chiusi in una grande sacca. A questo punto le forze dell’Asse nel settore Sud si divisero: una parte puntò il Caucaso ed i suoi pozzi petroliferi, un’altra andò decisa verso il Don per la conquista della città di Stalingrado, simbolo dello Stato Sovietico, città che portava il nome del capo dell’Unione Sovietica. Nel Caucaso, le esigue forze dislocate dai tedeschi impedirono la conquista completa della regione, che a fasi alterne passava di mano, dopo attacchi tedeschi e contrattacchi Sovietici. Le intenzioni, divenute ossessioni di Hitler era conquistare Stalingrado al più presto per poterla mostrare come un trofeo. Il grosso infatti delle forze del Gruppo d’Armata Sud furono assegnate alla conquista di Stalingrado, ed intorno alla città si concentrarono le unità tedesche e Sovietiche pronte a dare vita alla più importante, grossa e sanguinosa battaglia della Seconda Guerra Mondiale. L’inizio delle operazioni avvenne il 17 Luglio 1942, con la Sesta Armata agli ordini del Generale Von Paulus, che attaccava Stalingrado da tutte le direzioni. Per undici giorni, l’Esercito tedesco sembrò inarrestabile e l’Armata Rossa, pur compiendo gesta eroiche non riusciva ad opporsi. Il morale dei Soldati Sovietici stava calando drammaticamente e non furono poche le diserzioni, punite immediatamente con la fucilazione da parte dei Commissari Politici Sovietici. Si susseguirono diversi cambi alla guida del Comando della Difesa di Stalingrado, fino a quando il 28 Luglio arrivò l’ordine perentorio di Stalin, che ordinò: “Non più un passo indietro!” e quasi contemporaneamente arrivò al comando il famoso Generale che aveva fatto bene a Mosca, il Generale Zhukov. La situazione appariva disperata, e Stalingrado non poteva più considerarsi una città, ma un cumolo enorme di macerie. I tedeschi controllavano praticamente l’ottanta per cento della città, mentre i Sovietici erano arroccati intorno ai quartieri della Fabbrica di Trattori “Ottobre Rosso” e con alle spalle solo il fiume Don. L’intenzione Sovietica però ora era chiara, resistere ad ogni costo, rimanere sul posto e combattere strada per strada, sfruttando i cumoli di macerie e trasformandoli in pericolosissime trappole. Il morale dell’Armata Rossa venne immensamente caricato dalle parole del Leader Sovietico e la Propaganda divulgò tutte le gesta eroiche che venivano compiute. Tra queste, quelle del cecchino Vassilij Zaitsev, un pastore degli Urali, che diventerà Eroe dell’Unione Sovietica. Insomma, la battaglia di Stalingrado e con essa le sorti dell’iniziativa tedesca, erano ad un punto topico, le cose erano cambiate, ma Hitler non se ne era ancora accorto.


 
 
 

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