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GRAMSCI DOCET

  • Annalisa Capaldo
  • 31 ott 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

L'altra sera c'era un signore semi Borghese di circa 55 anni, pensionato della Marina Militare, vestito in modo molto giovanile, diciamo come un ventenne. Mi ritrovai a parlare di politica, costume e società ed "en passant" anche del FID, dell'usurpazione dei piemontesi delle nostre ricchezze nel XIX secolo, delle innumerevoli ingiustizie e dei soprusi legati alla "Questione Meridionale" del mio amato Gramsci. Ebbene egli voleva convincermi che il regno borbonico fosse povero, che tranne a Napoli non vi erano ricchezze, ma solo terre brulle e desolate, gente povera e disperata, un esercito assente e poco credibile. Ovviamente io so che non è così, basta leggere un pò di vera e onesta storia per saperlo bene, ma non tentai neppure di dissuaderlo. Mio marito ha affermato giustamente, che non avrei dovuto aspettarmi un dibattito diverso, da parte di chi, ha fatto parte di un corpo delle Forze Armate Italiane, come la Marina, di palese matrice sabauda. Credo abbia ragione per una volta. Ma ora veniamo alle cose serie. " La borghesia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento. E' noto quale ideologia sia stata diffusa in forma capillare dai propagandisti della borghesia delle masse del Settentrione. Il Mezzogiorno è la palla di piombo che impedisce più rapidi progressi allo sviluppo civile dell'Italia. I Meridionali sono biologicamente degli esseri inferiori, dei semi - barbari o dei barbari completi per destino naturale. Se il Mezzogiorno è arretrato la colpa non è del sistema capitalistico o di qualsivoglia altra causa storica, ma della natura che ha fatto i meridionali poltroni, incapaci, criminali, barbari, temperando questa sorte matrigna con l'esplosione puramente individuale di grandi geni che sono come le solitarie palme in un arido e sterile deserto ". Così sosteneva Antonio Gramsci nell' ottobre del 1926, ossia 90 anni fa. Il nostro maestro quindi, sosteneva accanitamente che il meridione fosse una Colonia Italiana, che le masse popolari del Sud fossero sfruttate dal Capitalismo settentrionale. Lo denunciò, in varie occasioni e con vari scritti, ma poi arrivò la sua morte e dal dopoguerra ad oggi, ogni suo insegnamento sulla "Questione Meridionale" venne meno, dimenticato, ignorato, colpevolmente io aggiungo. Mai arrivò a teorizzare una lotta di liberazione per il Sud, mai arrivò a sostenere la necessità di un'indipendenza meridionale, questo é vero, ma solo perché il Compagno Gramsci non avrebbe mai potuto sapere il tradimento ideologico che il Comunismo Italiano avrebbe compiuto da li a poco, dopo la sua morte. Eppure oggi, sono sicura, che se il grande maestro fosse vivo, si schiererebbe in prima linea con il nostro Ideale, ormai sicuro che non potrebbe mai esserci la fine della drammatica "Questione Meridionale", sotto un'unità d'Italia, ancora oggi più che mai, colonialista. Non é opera di presunzione la mia, ma solo la costatazione di ciò che dicono le sue parole. E allora ripartiamo da Gramsci e dai suoi insegnamenti, compagni del Fid, compagni tutti, meridionali e non, italiani e non, fino ad arrivare ai compagni fraterni dei Paesi Baschi e dell' Irlanda. Perché la nostra lotta, la nostra causa, non é una scelta, ma un dovere morale di tutti, affinché termini un giorno questo maledetto sfruttamento iniziato nel 1861 e si accenda quel faro Socialista, nel mezzo del Mediterraneo.


 
 
 

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